Storia e Origini di Gabicce Mare

Storia e Origini di Gabicce Mare

I primi episodi storici documentati sull’esistenza della città di Gabicce datano tuttavia intorno all’anno Mille. Risale infatti al 998 la Bolla pontificia attraverso la quale l’allora Papa Gregorio V affidava i poteri decisionali sul territorio di Gabicce all’Arcivescovo di Ravenna, dalla cui Chiesa fu amministrata fino al 1271. Le prime “tracce di vita” a Gabicce si riferiscono poi al territorio di Gabicce Monte, il cui insediamento abitato è di gran lunga antecedente al borgo di Gabicce Mare, oggi ampiamente più conosciuto per via delle sue frequentate spiagge. Storia vuole, infatti, che la sommità di Gabicce Monte fosse sede di un antico castello, di cui oggi non resta la minima traccia, citato nella stessa Bolla pontificia del 998 come Castellum Ligabitii (dal nome del feudatario Ligabitio) e riprodotto in due acquerelli del XVII e XIX secolo firmati dagli artisti Mingucci e Liverani, oltre che nelle terracotte dei vasai Girolamo e Giacomo Lanfranco già nel ‘500. Oltre che dall’Arcivescovado di Ravenna (a due “riprese” intercalate dal Feudo di Orazio Floridi di Fano) e dal Comune di Pesaro (la cui “guida” si esaurì nel 1539), Gabicce fu dominata anche dalle nobili famiglie dei Malatesta, degli Sforza e dei Montefeltro, quindi dei Della Rovere prima di piombare per tre secoli sotto la dominazione dello Stato Pontificio, dalla quale uscì dopo un periodo di lungo declino solo all’inizio del 1900.

Sarà il primo sviluppo della costa legato prima all’attività della pesca e poi al turismo a dare una prima svolta al territorio di Gabicce Mare, che diviene presto una delle mete di villeggiatura più frequentate dell’epoca. È infatti alle trasformazioni del territorio avvenute nel primo Dopoguerra che risale l’attuale aspetto “vacanziero” di Gabicce Mare, dove nel 1942 venne trasferito anche il Municipio prima stabilito in Gabicce Monte.

 

Citazioni

Terra di grande bellezza paesaggistica, spiagge salutari e colline dalla natura rigogliosa, il territorio di Gabicce è stato in passato fonte di ispirazione per artisti ed esponenti della nobiltà che vi hanno soggiornato, come emerge dalle righe di una lettera di Veronica Coradella, Contessa delle Gabizze, datata 1549, nella quale la nobildonna elogia la ricchezza salutistica dei raccolti e della flora spontanea di Gabicce, sostenendo che non abbia nulla da invidiar in quanto a bellezza e prosperità ai paesaggi del Lago d’Averno – mistico “catino” di origine vulcanica nei pressi di Pozzuoli cui la cultura greca e poi romana riconduceva l’ingresso agli Inferi – e del Lago di Garda: «abbiamo in questi nostri contorni infinite sorti di legumi et di formenti, fiori, viole et mille odorati frutici; tante famose et salutevoli herbe, quante annoverar si possono. Sonci in questi nostri paesi luoghi non inferiori di bellezza et di fecondità, di chiarezza et di profondità all’Averno, al Benaco…».

 

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